Bologna ha dato i natali a tante personalità importanti e indimenticabili nei settori più disparati, dall’arte alla scienza, fino a quello accademico. Scopriamone cinque!
Luigi Galvani
A rappresentarlo c’è una statua che svetta nella piazza che porta il suo nome. Luigi Galvani nacque a Bologna il 9 settembre 1737 e viene ricordato come lo scopritore del fenomeno della “galvanizzazione”. A caratterizzare l’esperienza di Galvani sono infatti stati gli studi sull’elettricità animale. Grazie ai suoi esperimenti sulle rane, Galvani capì il funzionamento di nervi e muscoli come conduttori e ricettori degli stimoli celebrali. È stato infatti lui a gettare le basi dell’elettrofisiologia.
Lo scienziato bolognese si concentrò sulle sperimentazioni elettriche e un giorno, grazie anche a una coincidenza, fece una grande scoperta. Mentre lavorava sul corpo senza vita di una rana, sua moglie toccò per sbaglio con un bisturi i nervi crurali interni dell’animale mentre una scintilla scoccava da una macchina elettrica lì vicino. A quel punto i muscoli della rana si contrassero, dimostrando che gli animali hanno una loro elettricità interna.
Giovanni Aldini
Da zio a nipote. A Bologna nacque, nel 1762, anche Giovanni Aldini, nipote di Luigi Galvani. Anche lui, come lo zio, condusse diverse ricerche ed esperimenti sulle applicazioni dell’elettricità in campo medico.
Esperimenti un po’ particolari e spettacolari, spesso condotti anche all’estero, come Londra. Qui, tra il 1802 e il 1803 Aldini inscenava le sue scoperte, applicando elettrodi su corpi di animali e su esseri umani. Non solo, da questi suoi esperimenti nacque l’ispirazione per un romanzo entrato nella storia della letteratura internazionale: Frankenstein. Nel romanzo, infatti, il personaggio prende vita in seguito all’elettrificazione.
Tra gli esperimenti di Aldini più ricordati in terra britannica c’è quello svolto il 17 gennaio 1803 al Royal College of Surgeon: il cadavere dell’omicida George Forster fu collegato a una batteria con tensione di 120 Volt e il suo corpo cominciò a produrre spasmi involontari, respiri e convulsioni.
Bettisia Gozzadini
Una donna che ha legato per sempre il suo nome a quello dello Studium: Bettisia Gozzadini fu la prima donna laureata di Bologna. Nata nel 1209, Bettisia fin da piccola si era dimostrata intollerante alle occupazioni destinate tradizionalmente alle donne, cominciò così a imparare il latino e il greco, prima di laurearsi, nel 1237, in Giurisprudenza. Si dice anche che, probabilmente per non attirare l’attenzione su di sé, la Gozzadini indossasse fin dall’adolescenza abiti da uomo.
Dalla laurea all’insegnamento. Bettisia Gozzadini insegnò inizialmente Diritto in casa sua a una trentina di studenti. Solo nel 1261 ottenne l’incarico di insegnare all’interno dello Studium. Morì a soli 52 anni a causa di una inondazione del fiume Idice.
Gaspare Tagliacozzi
Colui che è considerato il precursore della moderna chirurgia plastica e ricostruttiva nacque a Bologna nel 1545. Gaspare Tagliacozzi fu un chirurgo che durante la sua carriera si occupò di interventi chirurgici sul viso, specializzandosi nella “ricostruzione” di nasi, bocche e orecchie su persone che avevano subito mutilazioni. Si laureò nel 1570 e discusse l’esame alla presenza anche di Ulisse Aldrovandi che era stato anche suo insegnante. In pochi anni acquisì una grande esperienza nel suo lavoro, tanto che, in una lettera del 1586, il Tagliacozzi raccontava che quattro suoi pazienti, a cui aveva praticato la ricostruzione del naso, erano talmente soddisfatti dell’operazione che preferivano i loro nuovi nasi a quelli “naturali”.
Una statua dedicata a Tagliacozzi, che lo raffigura proprio mentre tiene in mano un naso, si trova all’Archiginnasio, nel Teatro Anatomico.
Properzia de’ Rossi
Nacque a Bologna anche una delle prime donne scultrici. Stiamo parlando di Properzia de’ Rossi. Vissuta nel Rinascimento e nata in città nel 1490 circa, Properzia de’ Rossi è sempre stato un personaggio estroso e indomabile, non spaventata nel trasgredire i dettami del codice artistico ufficiale dell’epoca. Ecco che allora cominciò a fare scelte che a quel tempo erano precluse alle donne, come la pratica della scultura, appunto.
Secondo il Vasari, la scultrice avrebbe avuto un amore non corrisposto verso Antonio Galeazzo Malvasia, ma ciò che rende indimenticabile la sua arte sono le sue magnifiche opere. Un esempio è in uno dei luoghi simbolo della città: la Basilica di San Petronio. Qui lavorò dal 1525 dopo aver vinto un concorso per la realizzazione di due formelle ed eseguì “Giuseppe e la moglie di Putifarre”.
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